Certo, il merito di Jordan rimane pur sempre quello di aver sollevato un lembo di una pagina, forse essenziale ma certamente ai nostri occhi oscura, dell'infinito dramma irlandese. Michael Collins (eroe per i suoi compagni del Sinn Fein, traditore per gli irlandesi che gli rimproverano il compromesso con gli inglesi -che indirettamente conduce alla Belfast dei nostri tempi-, semplice terrorista per questi ultimi) è uno di quei personaggi che si prestano al romanzo come alla dissertazione storica. Come dice Neil Jordan: "se non fosse stato ammazzato a 31 anni nel 1922, la storia d'Irlanda sarebbe stata diversa". E se ancor oggi il film compie la prodezza di mettere d'accordo gli inglesi e l'IRA per attaccarlo per due ragioni opposte, e perché MICHAEL COLLINS tocca molti punti sensibili. Per Jordan, ad esempio, quella di "toccare dei punti che assomigliano a quelli americani per il Vietnam, vicini alla natura irlandese, capace di generosità eroiche che si trasformano in assassinio privo di scrupoli."